Libri in italiano sul Bangladesh

Abbiamo pensato di fare una piccola ricerca in merito a libri che esistono sul mercato italiano che parlano del Bangladesh, della sua gente, delle sue tradizioni, della sua lingua, in italiano!

Da questa ricerca è scaturita una ristretta lista informativa, che pubblichiamo di seguito, per fornire a chi è interessato ad un eventuale approfondimento della propria conoscenza sul Bangladesh un piccolo punto di partenza o riferimento!

Ecco qui la lista:





Il gioco duro dell'integrazione. L'intercultura sui campi da gioco di Davide Zoletto. Casa Editrice Cortina Raffaello, 2010. Quali sono i giochi preferiti dei bambini nati in Italia da genitori migranti? E come è possibile promuovere percorsi educativi interculturali che, partendo da giochi e sport, riescano a coinvolgere ragazzi migranti e italiani insieme, a scuola e altrove? Insegnanti ed educatori troveranno risposta a tali domande in questo libro, che esplora alcuni dei luoghi dove "si gioca" oggi l'integrazione in Italia. Ne emerge un quadro in cui si incontrano esempi concreti di cortili, parchi e piazze dove ragazzi italiani e stranieri, giocando insieme, imparano a conoscersi e apprezzarsi.

http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2010/01/28/NZ_27_APRE.html

E se gli italiani imparassero grazie al cricket a convivere con chi arriva da lontano?
il Piccolo — 28 gennaio 2010 pagina 27 sezione: CULTURA - SPETTACOLO
Da ”Il gioco duro dell’integrazione” di Davide Zoletto
pubblichiamo la premessa per gentile concessione di Raffaello Cortina Editore. di DAVIDE ZOLETTO

Alcuni ragazzi giocano a calcio o a cricket in un parco. Probabilmente, pensiamo, sono migranti. È uno scenario ormai frequente nei luoghi pubblici delle città e dei paesi italiani, soprattutto nei fine settimana. Ci ricorda che la cosiddetta società multiculturale non è qualcosa che si manifesta solamente a scuola o sul posto di lavoro. È qualcosa che si incontra anche in pubblico, in luoghi che eravamo abituati a frequentare solamente noi, e che probabilmente da tempo non frequentiamo quasi più. È uno scenario che suggerisce inoltre come il futuro di una società multiculturale, il modo in cui sarà capace di diventare non solo multi- ma anche interculturale, non dipenda esclusivamente da quanto facciamo fra le pareti scolastiche, ma anche da come sappiamo valorizzare contesti educativi extrascolastici come appunto parchi, campi sportivi, piazze; e, infine, da come la scuola e questi contesti extrascolastici sanno dialogare per costruire percorsi, spazi e momenti educativi comuni. La presenza dei migranti nei luoghi pubblici di città e paesi è vista oggi come una questione di ordine pubblico. Sempre più spesso solleva proteste (“I parchi pubblici sono nostri!”, “Vogliamo aree verdi più sicure!”), sempre più spesso viene affrontata mediante ordinanze e regolamenti. Questo libro propone che possa essere vista invece come occasione educativa per promuovere l’interazione fra italiani e migranti, per rivedere che cosa significhi oggi in Italia essere “italiani” e “migranti”, per costruire percorsi di cittadinanza comuni a tutti i nuovi cittadini, autoctoni e non. A questo fine, il libro privilegia soprattutto un ambito: i giochi e il giocare. È un ambito tradizionalmente al centro dei percorsi educativi nel contesto sia scolastico sia extrascolastico, ma è importante valorizzarlo anche in prospettiva interculturale. Giochi e sport sono spesso serviti, infatti, per veicolare i valori, i comportamenti e le abitudini dei gruppi sociali e culturali più forti in un dato contesto. Sono serviti a cementare appartenenze culturali e nazionali, a volte anche appartenenze rigide. L’ipotesi del libro è che oggi possano invece aiutarci a sfumare certi confini culturali che percepiamo come troppo netti, a evidenziare i cambiamenti in atto nelle nostre culture di ogni giorno, a costruire spazi condivisi dove sia possibile sentire appartenenze comuni, al di là delle diverse provenienze e dei pregiudizi reciproci. Oggi facciamo fatica a mettere in atto pratiche concrete di cittadinanza, perché i problemi che avvertiamo come personali difficilmente riescono a diventare problemi comuni a cui cercare soluzioni insieme. E i luoghi pubblici sono sempre meno luoghi in cui costruire relazioni con gli altri: non li frequentiamo molto e, se li frequentiamo, è spesso per rivendicare appartenenze finalizzate prima di tutto a escludere il capro espiatorio di turno. Spesso questo capro espiatorio sono i migranti, ma possono diventarlo anche altre persone che percepiamo come diverse da noi: le persone in situazione di handicap, per esempio, oppure gli anziani. In questo senso, tornare a giocare nei luoghi pubblici – a calcio come a cricket, a pallacanestro come con lo skateboard – può diventare un esercizio pratico di cittadinanza, da svolgere quotidianamente insieme, autoctoni e migranti, adulti e ragazzini. Il libro si situa in questa prospettiva, affrontando questioni che oggi riguardano soprattutto i giovani migranti, ma che, in generale, possono toccare la vita quotidiana di ciascuno di noi: che senso acquistano parole come “integrazione” e “interazione”, come attraversano i giovani le appartenenze e le culture tradizionali, che cosa può significare nei fatti imparare a diventare “cittadini”. I capitoli iniziano con la presentazione di una scena di gioco, un possibile contesto educativo non formale: un campo sportivo, un parco, un cortile scolastico, una piazza... In questi esempi il gioco praticato è il cricket, a volte solo da migranti, a volte da migranti e italiani insieme. Certo, il cricket è solo uno dei molti giochi che è possibile praticare in pubblico. Ma si tratta di un esempio interessante perché oggi è molto visibile nei luoghi pubblici italiani ed è oggetto, quasi quotidianamente, sia di contese molto dure fra popolazione autoctona e straniera sia di percorsi positivi di interazione fra ragazzi italiani e ragazzi migranti. In più, lo studio del cricket in quanto pratica culturale vanta una lunga tradizione negli ambiti interculturale, educativo e postcoloniale. L’hanno intrapreso autori importanti come Cyril Lionel Robert James e Ashis Nandy, Gayatri Chakravorty Spivak e Arjun Appadurai. E tutti questi autori ci hanno mostrato come proprio a partire da un gioco o da uno sport possano essere costruiti percorsi di educazione interculturale come percorsi di emancipazione e di cittadinanza. In questo senso, guardare come si gioca nei parchi e nelle piazze italiane (guardare come si gioca a cricket, ma anche come si gioca a calcio, a basket o ad altro) non ci aiuta solo a vedere quali regole governino oggi il duro gioco dell’integrazione, ma anche a modificare almeno alcune di quelle regole, in direzione di un maggiore pluralismo e di una maggiore condivisione.


Oriente Express di Renata Pisu. Casa Editrice Sperling & Kupfer, Milano, 2002. È la narrazione di un viaggio compiuto attraverso diversi paesi dell'Asia, fra i quali il Bangladesh con i suoi paesaggi, colori ed emozioni. L'Oriente: un termine con cui si allude a un'area sterminata, che Renata Pisu "percorre" intrecciando esperienze personali, ricordi, testimonianze e offrendo al lettore un libro atipico, perché costruito seguendo l'onda delle emozioni, della curiosità, dell'indignazione o della pietà. Yemen, Kuwait, Bangladesh, Mongolia, Tibet, "Oriente Express" fa tappa in questi e altri paesi tanto diversi, remoti, per molti versi "estremi" non solo per la loro lontananza geografica.




Il mercato delle stelle: 52 anni in Bangladesh di Luigi Pinos. Casa Editrice EMI, Bologna 2000, collezione 'Vita di missione'. È la biografia di questo missionario, che ha trascorso fra la gente del Bangladesh tutta la sua esistenza.









Pesci Piccoli. Donne e cooperazione in Bangladesh di Sandra Endirizzi. Casa Editrice Bollati Boringhieri, 2002. Il libro parla dell'attività di un gruppo di donne, organizzate in cooperativa, che accedono al mercato e all'economia monetaria mediante il ricorso a forme di credito rotativo o microcredito, ma soprattutto grazie all'attivazione delle proprie capacità relazionali. La ricchezza di quelle donne sta nella loro capacità di tessere e intrecciare rapporti di fiducia e di mutuo aiuto che garantiscono la coesione del gruppo. In questo contesto il guadagno economico realizzato nel quadro del commercio equo e solidale è fattore di reale empowerment, cioè di liberazione. Il testo, fondamentale per conoscere la storia di un produttore di commercio equo e solidale, racconta le vicissitudini di un gruppo di artigiane che lavorano la juta in un villaggio del Bangladesh e che creano prodotti destinati al mercato (mondiale) del commercio equo e solidale. Il libro è frutto del soggiorno dell’autrice nel villaggio di Bhabarpara, nel Bengala nord-occidentale. In una società dove vige la segregazione, le donne di Bhabarpara (cooperativa che fa parte del consorzio BaSE) hanno cambiato le regole sociali e la loro vita. Come sostiene la presidentessa Chalear "abbiamo aperto gli occhi e oggi nel nostro lavoro siamo libere".




L’autrice Sandra Endrizzi è responsabile per il consorzio Ctm altromercato dei progetti di cooperazione con organizzazioni di commercio equo e solidale di artigianato in Asia. Svolge ricerca nell'ambito del lavoro delle donne nel Sud del mondo, del microcredito e dello sviluppo locale.Inoltre ha pubblicato:




Microcredito, una via per lo sviluppo (Ed. UNIP)






Tutto il riso del mondo (Ed. Sonda).

Il riso allontana la fame e calma la sete, mette al posto giusto gli umori del corpo e facilita la digestione.”Lo diceva Buddha . Arborio, Originario, Wild rice, Carnaroli, Thai, Basmati... Conosciamo il riso che mangiamo? Noi italiani, i maggiori produttori europei, non siamo sempre consapevoli che esistono, oltre a quelle nazionali, numerose varietà coltivate e consumate in tutto il mondo. Il riso fornisce il 20% del fabbisogno energetico mondiale e circa due miliardi di persone si nutrono quotidianamente di questo cereale. In numerosi paesi del Sud del mondo il riso è la principale fonte di lavoro, di reddito e di sostentamento. Tuttavia i piccoli produttori devono affrontare, oltre ai fattori climatici sfavorevoli, le multinazionali agro-alimentari che grazie ai brevetti, violando la Convenzione sulla biodiversità, impongono sul mercato mondiale risi «brevettati», cioè di loro esclusiva proprietà. Contro questa logica di sfruttamento, che ovviamente non riguarda solo il riso, sono impegnati da anni diverse associazioni del Commercio equo e solidale e Ong che a livello italiano ed europeo sostengono progetti di sviluppo nel Sud del mondo, in Africa, in Asia e in America Latina. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2004 Anno Internazionale del Riso (AIR), per incentivare la nascita di programmi regionali, nazionali e internazionali sul riso in tutto il mondo. Oltre 120 ricette in cui il riso è protagonista: dai risi e risotti nostrani a quelli tipici delle cucine del mondo.Un capitolo è dedicato a ricette con i risi importati dal Commercio equo in vendita nelle Botteghe del Mondo.


La pace che viene da Sud: donne ed economie che cambiano la vita in AA.VV. Pratiche di pace tra femminismo e nonviolenza (Ed. Fiorentina).
Autore: Giovanna Providenti (a cura). Casa Editrice: Editrice FiorentinaEdizione: 2006. Volume "La nonviolenza delle donne", a cura di Giovanna Providenti, "Quaderni Satyagraha", Libreria Editrice Fiorentina 2006. All’interno della pubblicazione:Sandra Endrizzi, La pace che viene da sud: donne ed economie che cambiano la vita; Luana Pistone, Il fiocco rosa e le spose bambine. Storie di donne e di resistenza nonviolenta in Bangladesh.Recensioni: Sandra Endrizzi, Pesci piccoli. Donne e cooperazione in Bangladesh, Bollati Boringhieri, Torino 2002; *Il retro di copertina: Le lotte delle donne rivolte alla propria liberazione sono sempre state nonviolente. E sono moltissime le donne, oggi come ieri, che creano reti tra loro, lasciando da parte ostilità e barriere, e opponendosi alle guerre. Recuperando contenuti e pratiche femministe, e raccontando esperienze, politiche ed esistenziali, di donne rivolte all'essenziale (e per questo instancabili e profonde costruttrici di pace) questo volume si propone come un dono: il contributo che la libertà femminile sta offrendo per la realizzazione di un mondo aperto all'esistenza, allo sviluppo e alla libertà autentica di ogni essere.





Il banchiere dei poveri di Muhammad Yunus . Casa Editrice Feltrinelli, 2003. Nel 1977 Muhammad Yunus ha fondato la Grameen Bank, un istituto di credito indipendente che pratica il microcredito senza garanzie. Da più di venti anni lavora ad ampliare la Grameen che, oltre ad essere presente in 36000 villaggi del Bangladesh, è oggi diffusa in 57 paesi di ogni parte del mondo. La banca presta denaro ai più poveri tra i poveri, a coloro che non hanno nulla da offrire in garanzia e quindi sono respinti dagli altri istituti di credito. Grazie alla sua politica del microcredito a tassi bonificati, centinaia di migliaia di persone si sono affrancate dall'usura e hanno gradualmente allargato la loro base economica. Il tasso di restituzione alla Grameen è di oltre il 90 per cento.


Un mondo senza povertà di Muhammad Yunus . Casa Editrice Feltrinelli, 30 Aprile 08. Con Il banchiere dei poveri ha raccontato la storia straordinaria della fondazione della Grameen Bank e ha mostrato come il sistema del microcredito sia capace di sottrarre milioni di persone alla miseria e allo sfruttamento. Da allora ha esteso il raggio d’azione di Grameen dal campo strettamente finanziario a quelli dell’alimentazione, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria, delle telecomunicazioni. Oggi il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus è pronto per una nuova sfida: proporre quell’esperienza come un modello e un punto di riferimento per riuscire finalmente ad estirpare la piaga della povertà mondiale. La sfida si può vincere, secondo Yunus, con lo sviluppo e la diffusione del “business sociale”: un nuovo tipo di attività economica che ha di mira la realizzazione di obiettivi sociali anziché la massimizzazione del profitto. Non elemosina, dunque, né aiuti pubblici gestiti il più delle volte con criteri oscuri e inutili complessità burocratiche. Al contrario, il business sociale è una forma di iniziativa economica capace di attivare le dinamiche migliori del libero mercato, conciliandole però con l’aspirazione a un mondo più umano, più giusto, più pulito. Sembra un sogno a occhi aperti. Ma è un sogno che ha aiutato il Bangladesh quasi a dimezzare il suo tasso di povertà in poco più di trent’anni. E che comincia a coinvolgere multinazionali, fondazioni, banche, singoli imprenditori, organizzazioni no profit in ogni parte del mondo. Una rivoluzione sociale ed economica ancora silenziosa, ma che può rappresentare una speranza concreta di risolvere finalmente il problema più grave che affligge il mondo d’oggi.


Bangladesh. Inferno di delizie di Stefania Ragusa. Casa Editrice Vallecchi, 2008. Le notizie che ci arrivano dal Bangladesh sono scarse e frammentate e si riferiscono quasi sempre a catastrofi naturali, come quella di queste ore che ha procurato morti e feriti per una tempesta tropicale che si è abbattuta sulle coste. Stefania Ragusa, giornalista e viaggiatrice, con il suo Bangladesh Inferno di delizie ha il potere di farci sentire più vicino questo paese. Circa ottantamila bangladesi, tra clandestini e regolari si trovano in Italia e molte sono le aziende che hanno delocalizzato là la loro produzione. Una lontananza, in effetti, solo geografica. Quello della Ragusa non è un semplice diario ma un' esperienza vissuta, quasi una "storia d'amore" . Dopo un primo viaggio per un reportage giornalistico, insieme al fotografo Guido Harari per documentare l'attività dei medici di Progetto Sorriso, Stefania decide di ritornare e dedicare più tempo per conoscere meglio questo "inferno pieno di delizie". Si appoggia ai missionari saveriani in questo suo itinerario che la porterà a visitare alcune città, Khulna, Bagerath, Burigaolini e le coltivazioni dei gamberi, ma anche i bordelli di Banisante e gli slum di Dhaka. Un'invito alla lettura per conoscere di più questo paese, "before the tourists came" come dice lo slogan della compagnia di stato Parjatan.


Un gioco lungo una vita di Massimo Dall'Argine. Casa Editrice EGA-Edizioni Gruppo Abele, 2006. "Ciò che maggiormente colpisce e stordisce in questa devastata periferia dell'Asia è l'infanzia, sono le condizioni in cui essa vive o, meglio, sopravvive. Sono tante le storie in cui può essere condensato il dramma dell'infanzia in Bangladesh. [...] Alla cava di pietra di Paglà dove i bambini, messi a cuocere per ore sotto il sole a picco, hanno il loro primo duro contatto con la brutalità di una esistenza che difficilmente cambierà negli anni a venire. In questa cava, migliaia di uomini e donne passano la vita frantumando a martellate milioni di mattonelle [...] un poco in disparte, AI-Amin, tre anni, nudo come mamma l'ha fatto, picchia sul suo mattone. Un gioco che durerà tutta la vita." (Ettore Mo) Sei milioni e trecentomila: è questo il numero dei bambini lavoratori in Bangladesh. Li chiamano "tokai". Hanno sei, sette, dieci anni e vivono per strada. Il dramma dell'infanzia nel Bangladesh può essere raccontato attraverso tante storie: Massimo Dall'Argine ha usato la sua macchina fotografica per raccontarne qualcuna. 80 fotografie in bianco e nero per documentare l'universo dei bambini lavoratori. Un volume di forte impatto che unisce il rigore e la passione del reportage giornalistico alla volontà di denuncia per la difesa dei diritti dell'infanzia. Il Bangladesh è un Paese con una storia antica, con una ricchezza di culture che hanno dato all’umanità un grande poeta come Tagore. è un paese che lotta contro inondazioni e disastri naturali, che è cresciuto rapidamente e che ha ridotto enormemente l’analfabetismo, dando modo a molte donne di accedere all’istruzione e di avviare quindi quel processo di emancipazione che, purtroppo, ha provocato anche gravi reazioni sociali. Le spinte alla modernizzazione si scontrano con il rifiuto del rinnovamento socioculturale. Così lo sfregio con l’acido solforico a donne che cercavano di superare i traguardi imposti dalla tradizione è stata la risposta di una parte della popolazione maschile al cambiamento: incapace di adeguarvisi, ha reagito con l’offesa. Una violenza di tipo nuovo, che nasce negli anni Ottanta. Le donne vittime di questa aggressione hanno bisogno di sostegno materiale, ma anche di affetto e di riacquistare dignità. Spesso infatti queste donne dal volto bruciato e deturpato dall’acido vengono recluse in casa dalle famiglie che si vergognano dell’accaduto e pensano che la violenza subita aveva una qualche ragione di essere. Quella che accade in Bangladesh è una delle tante violenze gratuite che ci sono nel mondo, e l’associazione COOPI –Cooperazione Internazionale - che promuove questo volume, vuole, denunciandone l’esistenza, contribuire a ridurla e a curarne gli effetti. Con i fondi raccolti dalla campagna in favore delle donne sfigurate dall’acido organizzata dalla COOPI verranno infatti realizzati reparti ospedalieri specializzati nella cura dei grandi ustionati e verrà offerto un supporto psicologico alle vittime, per permetterne il reinserimento nella società'. Le drammatiche foto di Ugo Panella sono accompagnate da un intenso testo di Renata Pisu, che con il fotografo, dopo mille difficoltà', è riuscita a incontrare le donne "acidificate" e a raccontarci la loro storia.


Il mio Bengala. Testimonianze dal Bangladesh di Francesco Tomaselli. Casa Editrice EMI.


I volti negati. Reportage dal Bangladesh di Ugo Panella, Renata Pisu. Casa Editrice Motta Federico.


Bangladesh, mi hai preso il cuore di Gisella Aschedamini . Casa Editrice Kolbe Edizioni, 2001.


Passione per un popolo. Viaggio fra i missionari del Pime in Bangladesh di Mariagrazia Zambon. Casa Editrice EMI, 2005. Versione on line: http://www.atma-o-jibon.org/italiano5/bangladesh_150mo_1.htm. Un racconto di viaggio che, con sguardi in retrospettiva, vuole narrare il passato e il presente della missione in Bangladesh. E ci si lascia coinvolgere dalle vite dei diversi missionari attraverso frammenti delle loro esistenze, che lasciano intuire qualcosa della loro vita, dei loro pensieri, del loro cuore. Chi ha ideato un ostello modello, chi una fattoria esemplare, chi si è messo a progettare cattedrali e santuari, chi ha costruito - oltre la chiesa - piccole abitazioni più asciutte e sicure. Chi non ha costruito proprio nulla, ma si è messo a condividere. Tutti si arrangiano in mille modi per dare sollievo alle persone, nel corpo e nello spirito.


SUSSIDI DIDATTICI

Il giardino di Tagore di Antonella Benvegnù, Sara Frigato, Irene Tumiatti. Casa Editrice EMI. Il contatto con Tagore consente di cogliere il valore universale della poesia e della narrativa in quanto interpreti dei comuni sentimenti umani.
Attraverso la figura e l'opera del premio Nobel indiano, il libro racconta un'esperienza di educazione interculturale integrata in un normale curriculum scolastico. Oltre al modello didattico, presenta le analisi testuali e i commenti degli studenti che per la prima volta sperimentano la dimensione interculturale, anche nella pratica del "cooperative learning". Frutto di un lungo lavoro di ricerca, studio e sintesi sull'opera di Tagore, non è soltanto uno strumento didattico ma l'occasione per incontrare la millenaria cultura indiana, di cui il poeta è uno dei massimi esponenti. L'Appendice raccoglie schede di approfondimento su temi fondamentali del pensiero di Tagore e suggerisce ulteriori letture e attività destinate a studenti della scuola media superiore.

Timonieri - dall’Asia all’Oceania. Uomini e donne sulla rotta del 3° millennio di Antonio Nanni. Casa Editrice EMI. Galleria di personaggi che nella loro vita, nel pensiero e nella testimonianza hanno dato prova di un amore per l'uomo al di là dei confini nazionali, etnici, culturali e religiosi. Sono personaggi "creativi" che ci permettono di conoscere il volto più bello e genuino di questi due continenti. Di ogni personaggio è presentata una breve biografia, una breve antologia degli scritti, alcune indicazioni bibliografiche per poter approfondire la conoscenza, una fotografia. I personaggi trattati nel volume sono: H. Ashrawi, S. Aurobindo, Dalai Lama, M.K.Gandhi, K. Gibran, B. Hussar, I. Masih, B. Khan, J. Krishnamurti, R. Panikkar, A. Sansuu Kyi, V. Shiva, R. Tagore, T.N. Hahnh, M. Yunus, W. Dan, M. Shirl. R. Sykes, I. Kiernan.



Bangladesh (Il salvagente: kit di sussidi per l’accoglienza) di Miriam Traversi, Gabriel Ventura. Casa Editrice EMI. "Kit di sussidio per l'accoglienza" di alunni provenienti dalle regioni del Bangladesh. È costituito da un fascicolo monografico sul Bangladesh con: Informazioni sul Paese; Pronto soccorso linguistico (contenente traduzione e traslitterazione relative ai termini della refezione scolastica e agli elementi comunicativi essenziali fra insegnante e allievo); Schede di comunicazione standardizzate e ordinarie fra scuola e famiglia (in italiano e in lingua originale).



Benvenuti all'Istituto Italiano di Cultura Bengalese

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