Nakshi kantha : le coltri ricamate del Bangladesh

Kantha, in Bengali, letteralmente, significa "coperta", "coltre".

L’immagine “classica” è questa:
una donna, in un villaggio del Bangladesh, che stende davanti alla capanna, sulla terra cotta dal sole, vecchi abiti femminili (shari) e vecchi abiti maschili (duti o lungi).

La stoffa viene unita in tre strati, lasciando sopra un pezzo bianco e tracciando sulla stoffa stessa delle immagini trasparenti. Quindi, utilizzando i fili colorati dei vecchi abiti, questa donna riempie il disegno con dei punti sottili.









Nascono così le nackshi kantha, le coltri ricamate, ed è meraviglioso pensare che con un umile lavoro femminile, creato con migliaia di piccolissimi punti colorati, sia stata scritta la storia di questo paese asiatico. Infatti, i disegni richiamano scene e temi della vita quotidiana, ma anche temi storici o religiosi e avvenimenti festosi, come ad esempio i matrimoni.

Ma il fatto ancora più eclatante è che, dopo un periodo di parziale abbandono, questa antichissima tradizione è rinata e vive oggi una vera e propria seconda vita.




Le coltri ricamate più tradizionali portano al centro un fiore di loto, simbolo del mondo e dell’unità, mentre in ogni angolo hanno un albero, simbolo della vita. Quelle dei villaggi sono invece ricche di simboli legati alla fertilità: alberi, fiori, animali e pesci. Infatti, il ricamo ha una valenza pratica ma anche una di benedizione per la propria vita e quella dei propri familiari, simboleggiata da gioielli, attrezzi da lavoro dei campi, utensili da cucina e così via.


Molto soffici, calde e morbide, le coltri ricamate erano un compagno di viaggio per il marito che si allontanava dal villaggio per un lungo periodo, mentre per i bambini le coltri ricamate erano meno elaborate.




Ma tanti sono gli usi di queste coltri ricamate: ampie e piccole da utilizzare come copriletto, quadrate per ricoprire libri, per avvolgere oggetti diversi, copertine per il Corano, tappeti per pavimenti e tovaglie per la tavola.









Di certo si può parlare di stili diversi e, anzi, è stato sostenuto che gli stili delle nackshi kantha sono tanti quanti le donne che le hanno ricamate. La zona nord-ovest del Bangladesh produce il sujni, pesante, decorato con disegni geometrici e cucito con il punto lohori; mentre nella zona di Khulna, Barisal e Faridpur i disegni riproducono storie di villaggio e spesso riflettono i desideri di una madre per il matrimonio della figlia.

L’importanza nella vita e nella storia del Bangladesh delle nackshi kantha è dimostrata anche dal fatto che queste coltri ricamate sono entrate nella letteratura. Infatti, un poema del poeta Jasim Uddin si in titola addirittura Naksi Kanthar Math (1929), cioè La terra dalla coltre ricamata, che forse è la più bella definizione che si può dare del Bangladesh.

Le kantha sono diventate un prodotto dell’artigianato molto popolare e questa popolarità è stata molto importante perché ha portato all’indipendenza economica e al miglioramento delle condizioni di vita di centinaia di donne bengalesi povere. La scrittrice e professoressa d’inglese all’università di Dhaka Niaz Zaman, nel suo libro, The Art of Kantha Embroidery, (l’arte del ricamo delle kantha) ha affermato che il ricamo di queste coperte è una vera e propria forma d’arte femminile. Delle kantha del Bangladesh si fece menzione per la prima volta nel libro Sri Sri Chaitanya Charitamrita di Krishnadas Kaviraj. Poi ne parlò Zaman, che nel suo libro riporta la storia del celebre artista Rabrindanath Tagore, che incontrò una donna in un villaggio nel distretto di Srihatta, in Bangladesh, che stava “registrando” la propria storia in una kantha, partendo dall’evento più importante della propria vita, cioè il suo matrimonio, fino all’età della vecchiaia.

Ecco degli estratti del poema di Jasim Uddin:La Terra Dalla Coltre Ricamata, Italian translation, translated by P. M. Rigon, Lief, Vicenza, Italy, 1977.

Spreading the embroidered quilt
She works the livelong night,
As if the quilt her poet were
Of her bereaved plight.
Many a joy and many a sorrow
Is written on its breast;
The story of Rupa's life is there,line by line expressed.


The fishes find the deep sea,
The birds the branches of the tree.
The Mother knows her love for her son
By the sharp pain in her heart alone
Many and diverse the colour of the cows,
But white the colour that all milk shows.
Through all the world, a Mother's name-
A Mother's song is found the same.


Black is the pupil of my eye,
Black ink with which I write
Black is Birth and death is black
Black is the universal Night.

(Jasim Uddin)
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