Celebre poeta bengalese
Kazi Nazrul Islam (1899-1976) è considerato il più grande poeta della letteratura bengalese , dopo il famosissimo scrittore Rabindranath Tagore.
I poemi di Nazrul Islam denunciavano il bigottismo religioso e tutte le forme d’oppressione sociale.
Pubblicò in pieno regime coloniale britannico il volumetto Vidrohi, Il ribelle, in cui dileggiava ferocemente gli inglesi. Ciò gli valse lunghi periodi di detenzione politica.
Infaticabile sostenitore dell'indipendenza, non poté vedere il progresso dell'India libera perché ormai internato in un istituto psichiatrico.
Nella poesia, qui di seguito riportata, seguendo l'esempio di Seyyed Jafar e di altri poeti, utilizza un gioco di parole tipico del Bengali, la lingua bengalese, secondo cui Kali significa "inchiostro":
“Oh Madre mia,
c’è inchiostro nelle mie mani,
inchiostro sulla mia faccia.
I vicini di casa ridono.
Ciò che io so non vale nulla.
c’è inchiostro nelle mie mani,
inchiostro sulla mia faccia.
I vicini di casa ridono.
Ciò che io so non vale nulla.
Io vedo ShyaMa* nella lettera M
e Kali nella lettera K,
Io ballo e batto le mani.
e Kali nella lettera K,
Io ballo e batto le mani.
Quando i miei occhi si accendono
lungo le righe nere
delle tabelline pitagoriche,
lungo le righe nere
delle tabelline pitagoriche,
solo le mie lacrime
si moltiplicano.
Se la tua oscurità, la tua bell’ombra
non si palesa
non possono interessarmi
le ombre sonore dell’alfabeto.
non si palesa
non possono interessarmi
le ombre sonore dell’alfabeto.
Eppure, Madre mia,
posso leggere tutto ciò che scrivi
sulle foglie della foresta,
sull’acqua del mare,
e sulle traverse del cielo.
Lascia che mi chiamino: l'analfabeta.”
sulle foglie della foresta,
sull’acqua del mare,
e sulle traverse del cielo.
Lascia che mi chiamino: l'analfabeta.”
*ShyaMa, è la forma femminile di Shyam. Nella mitologia Indù si tratta di uno dei tanti nomi della moglie di Shiva
Adattamento della poesia ad opera di Paola Pavese